Descrizione Progetto
Punti d’appoggio |
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Traccia gps |
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Vetta |
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Dalò (1100 mt.) |
Zona geografica |
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Valchiavenna – Valtellina |
Indicazioni stradali |
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maps |
INDICAZIONI STRADALI
Raggiungere l’abitato di Chiavenna (SO) in Valchiavenna. Da qui seguire le indicazioni per Pianazzola (SO) distante circa 5 Km da Chiavenna.
Lungo la strada che porta a questo piccolo borgo, a poche centinaia di metri dall’ingresso al borgo, sulla sinistra troviamo uno spiazzo con una fontana e un cartello che ci indica il sentiero di avvicinamento alla ferrata.
Seguiamo la segnaletica del sentiero e in circa 20’ raggiungiamo l’attacco della ferrata. Il sentiero d’avvicinamento attraversa un immenso castagneto, che nel periodo autunnale offre colori, profumi e frutti speciali.
Giunti all’attacco troviamo un ulteriore cartello che ci indica il percorso che svolgeremo.
Dopo aver svolto la ferrata Gianni Succetti a Mese (SO), decidiamo di affrontare anche questa seconda ferrata in Valchiavenna: ferrata Pietro Biasini. Questo itinerario si snoda sul Sench de Dalò, struttura rocciosa che domina Chiavenna e che divide la Val Bregaglia dalla Valle Spluga. Noielamontagna è sempre alla ricerca di nuove avventure e del particolare. Infatti queste due ferrate sono di recente costruzione.
Ci imbraghiamo e siamo subito pronti per la partenza.
Il primo tratto risale un costone roccioso e non presenta nessuna difficoltà, al termine del quale siamo dinanzi alla prima placca verticale. Si inizia a salire e inizia ad aumentare anche l’esposizione. Il tratto che stiamo affrontando è ben attrezzato con numerose staffe (forse anche troppe) che ci facilitano la progressione. Man mano che si sale, la valle sottostante si apre e ci regala scorci unici. Siamo al termine del primo tratto verticale e dobbiamo affrontare un breve traverso verso sinistra abbastanza esposto ma ben attrezzato, al termine del quale vi è una nuova placconata verticale sempre attrezzata con numerose staffe. Di nuovo traverso, questa volta verso destra e nuovamente tratto verticale sempre in notevole esposizione che ci porta all’interno del bosco su un’ampia cengia.
Qui decidiamo di fare una pausa e ovviamente ammirare il paesaggio che ci circonda anche se la montagna non ci dà la possibilità di spaziare a 360°. Proseguiamo superando un breve tratto verticale e un lungo traverso verso destra. Traverso che risulta ben attrezzato su una roccia molto appigliata. Nuovo breve tratto verticale in un piccolo camino al termine del quale troviamo un passaggio obliquo verso destra, dove non ci sono staffe ed è richiesto un po’ di forza nelle braccia. Nel caso si affronta la ferrata in giornate umide, prestare attenzione!
Alla fine di questo tratto siamo di nuovo sul verticale. Tratto esposto ma sempre ben attrezzato che ci conduce su un’ampia cengia dove possiamo riprendere fiato e ammirare le bellezze della natura.
Si percorrono pochi metri verso sinistra su questa cengia e si giunge ai piedi del tratto, a nostro parere, più suggestivo: il camino nero, tratto verticale e molto esposto. Anche qui la progressione è facilitata dalla presenza di molte staffe. Mentre saliamo sulla nostra sinistra si apre tutta la Valchiavenna e un “baratro” da far venire i brividi. Passo dopo passo giungiamo al termine di questo meraviglioso tratto e siamo di nuovo nel bosco su un’ampia cengia che traversiamo verso destra (breve traverso ben attrezzato) per raggiungere l’ultimo, lungo e stancante tratto verticale. Da adesso fino alla fine è un lungo tratto verticale, interrotto ogni tanto da qualche breve traverso e qualche cengia erbosa. In questo tratto, su alcuni passaggi, è richiesta una buona forza nelle braccia. Al termine del tratto verticale finale traversiamo verso sinistra all’interno del bosco su una comoda cengia, superiamo ancora qualche piccolissimo tratto verticale e salendo a zig zag arriviamo alla fine della ferrata, contrassegnata da un cartello che ci indica le varie direzioni che possiamo seguire.
Noi, incuriositi dal posto, decidiamo di salire a Dalò. Consigliamo di non togliere l’imbrago in quanto, anche se non siamo più in ferrata, il sentiero è sempre attrezzato e ci sono brevi tratti verticali dove è buona norma legarsi. Il sentiero sale a zig zag nel bosco su antichi terrazzamenti, superando brevi traversi e salti di roccia.
Si giunge poi nei pressi di un breve camino verticale sempre ben attrezzato con staffe per facilitare la progressione. Si sale ora lungo un costone roccioso nel bosco e in breve tempo si giunge su un vasto prato dove termina anche il cavo del sentiero attrezzato. All’uscita proseguiamo verso destra e in pochi minuti giungiamo alla croce di Dalò. La vista da qui è meravigliosa! Ora possiamo ammirare a 360° l’intero paesaggio e tutta la valle. Posto molto suggestivo e bello dove troviamo anche una fontana per rifocillarci e alcune panche dove rilassarci e restare immersi nella tranquillità che solo la natura sa offrirci, lontano dai rumori frenetici dei centri urbani. Dopo esserci quasi addormentati decidiamo di ridiscendere.
Per la discesa andare nella direzione opposta della croce, verso alcune baite in pietra. Sulla destra troviamo la traccia del sentiero e il cartello che ci indica la direzione per Pianazzola (tempo indicato 40’).
Il sentiero (utilizzato anche per la gara “chilometro verticale”) di discesa è immerso sempre in un maestoso castagneto e durante il periodo autunnale si può approfittare di raccogliere qualche sacchetto di castagne da poter gustare seduti vicino al camino di casa con un buon bicchiere di vino in ricordo di questa splendida giornata.
Il sentiero è abbastanza ripido e vi sono numerosi gradini di roccia per cui consigliamo di portare i bastoncini telescopici per non sforzare le articolazioni ed evitare di scivolare.
CONSIDERAZIONI
La ferrata è stata realizzata alla fine del 2015 (è stata costruita con la tecnica del cavo teso dall’inizio alla fine), ha un’esposizione a SUD (evitare le ore calde soprattutto in estate) ed è stata dedicata alla Guida Alpina PIETRO BIASINI, che ha contribuito alla realizzazione della stessa e che precocemente è venuto a mancare.
Come si evince dalla relazione, la ferrata in oggetto ha uno sviluppo principalmente in verticale con qualche traverso per il cambio di direzione. Risulta ben attrezzata (forse anche troppo) con staffe (attrezzatura Raumer) che facilitano la progressione e la fatica, eccetto l’ultimo tratto verticale dove, anche se ben attrezzato, a causa del cambio di moschettoni è richiesta una buona forza nelle braccia in quanto, avendo il baricentro all’esterno, bisogna tenersi per non perdere l’equilibrio. Si è preferito realizzare una ferrata sicura piuttosto che una ferrata dove si cerca sempre di arrampicare su roccia con il relativo divertimento, ma senza la presenza di tutte quelle staffe. Inoltre, potrebbe essere anche una ferrata didattica per coloro che vogliono cimentarsi nella progressione con corda visto che ad ogni cambio moschettone sono posti degli “occhielli” attraverso cui far passare la corda.
Il punto forte di questa ferrata è sicuramente il paesaggio e la storicità di questa montagna. Infatti nella parte finale (sentiero attrezzato) possiamo ancora oggi vedere delle costruzioni antiche (scalini, muretti a secco, ecc.).
E’ possibile salire al Sench di Dalò anche attraverso un sentiero attrezzato che costeggia la ferrata.
Consigliamo vivamente di visitare questa bellissima zona! Non ve ne pentirete!