Descrizione Progetto
Punti d’appoggio |
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Bar-ristorante in cima |
Traccia gps |
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Vetta |
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M. Pirchiriano (962 mt) |
Zona geografica |
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Alpi Occidentali |
Indicazioni stradali |
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maps |
INDICAZIONI STRADALI
Dall’autostrada A4, superare Torino e prendere l’uscita Avigliana Ovest. Seguire SP 24 in direzione del piccolo borgo Sant’Ambrogio di Torino. Già da qui è ben visibile il monte Pirchiriano dove si sviluppa la ferrata Carlo Giorda.
Si passa il borgo di Sant’Ambrogio attraverso la SS 25 sino a quando si trova, sulla sinistra, un ampio parcheggio (con indicazioni della ferrata) dove lasciare l’auto.
Giunti al parcheggio, è subito visibile la Sacra di San Michele (di architettura gotica e romana), il monumento simbolo del Piemonte e una delle più eminenti architetture religiose di questo territorio alpino, transito per i pellegrini tra Italia e Francia. È stata costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano. Dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato della Val di Susa. All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia. Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra di San Michele s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia.
L’abbazia è la prima cosa che ci ha colpito, ma in un secondo momento, spaziando con il nostro sguardo, gli occhi cascano a pennello su un lungo ponte tibetano sospeso nel vuoto che collega due parti rocciose. Cosi, insieme a mio fratello, ci affrettiamo ad imbracarci per iniziare subito questa ferrata. L’attacco è ben visibile superando un piccolo ponticello.
I primi metri sono semplici da affrontare e non vi è il cavo di sicurezza (si tratta di qualche metro su roccia stabile e ben appigliata). Ci agganciamo al cavo e proseguiamo la nostra escursione costeggiando uno sperone roccioso, presumibilmente una vecchia cava dismessa. Man mano che saliamo si apre sempre più il paesaggio sulla Val di Susa.
Questo primo tratto di ferrata non presenta nessuna difficoltà tecnica e non ci sono tratti con grosse esposizioni. Successivamente si traversa verso destra, prima lungo un tratto nel bosco e dopo lungo la ferrata. Prestare attenzione qualora la roccia sia bagnata! Troverete anche delle staffe che, in alcuni punti più impegnativi, facilitano la progressione. Siamo difronte ora ad un bel tratto verticale ed esposto e a facilitare un po’ il tutto ci sono delle staffe. Terminate le staffe, bisogna superare una bella placca dove su alcuni punti bisogna fare uso della forza nelle braccia. All’uscita della placca è ben visibile l’abbazia e il lungo ponte tibetano sulla nostra destra. Saliamo ora a zig zag seguendo il cavo e spostandoci poi verso sinistra, dove si risale nuovamente una placca. Ora il cavo si interrompe e proseguiamo nel bosco lungo una traccia di sentiero ben evidente (prestare attenzione su alcuni punti dove il terreno potrebbe essere scivoloso) che ci condurrà al ponte tibetano. Siamo giunti al tanto atteso ponte…. Agganciamo i moschettoni sui cavi e via per novanta metri sospesi nel vuoto con un panorama mozzafiato. Il ponte tibetano è molto simile al “PONTE ALLA LUNA” di Sasso di Castalda (PZ). Un’esperienza unica! Terminato questo tratto proseguiamo lungo la ferrata che inizialmente ha un tratto ripido, facilitato dalla presenza di staffe, e successivamente, risalendo a zig zag, esce su un pianoro in cui termina anche il cavo della ferrata. Si individua nuovamente il cavo della ferrata e si affrontano diversi tratti verticali, alternati da alcuni traversi spostandoci sempre verso destra aggirando del tutto la montagna. A facilitare la progressione troviamo alcune staffe metalliche. Questo tratto termina su un pianoro. Qui potreste trovare qualche difficoltà nell’individuare la continuazione della ferrata. Difronte a voi vi è un enorme sasso, dirigetevi verso di esso e risalitelo con cautela. Ecco una nuova sorpresa: un ponte tibetano, questa volta con un solo cavo su cui camminare.
Ci accingiamo ad affrontare questo altro attimo di adrenalina, terminato il quale si riprende la ferrata con un nuovo tratto verticale.
Ci continuiamo a spostare verso destra. Questo è alternato da lunghi traversi, a volte su comode cenge e altre volte esposti nel vuoto, e da tratti verticali alcuni banali e altri un po’ più impegnativi. Alcuni passaggi sono incassati anche dentro piccoli canalini molto divertenti. La stanchezza inizia a farsi sentire e la ferrata sembra non terminare mai. Così tra traversi e tratti verticali si inizia a rientrare verso sinistra sino a quando, dopo un ultimo tratto verticale, si scollina e ci troviamo quasi difronte all’abbazia. Ultimi metri e il cavo termina proprio sotto le mura dell’antica struttura.
Da qui seguire la traccia evidente di sentiero sulla destra per giungere sulla strada asfaltata all’ingresso dell’abbazia. Prestare attenzione in questo tratto in quanto bisogna percorrere in discesa alcuni salti rocciosi e tratti sconnessi resi comunque agevoli dalla presenza del cavo metallico e da alcune staffe. Consigliamo di tenere l’imbrago in questo tratto!
PER LA DISCESA seguire l’evidente mulattiera sulla sinistra (direzione bar, lungo la strada asfaltata) prima del bar. Si segue la traccia nel bosco sino ad uscire nelle vicinanze di alcune case dove bisogna proseguire a sinistra. Si continua lungo una mulattiera dove ogni tanto troviamo le croci della via crucis. In circa 45 minuti si giunge in paese e si prosegue sempre verso sinistra andando a riprendere l’auto. Quest’ultimo tratto lo si percorre lungo la strada asfaltata (prestare attenzione alle auto).
CONSIDERAZIONI
La ferrata alla Sacra di San Michele o Carlo Giorda è stata dedicata appunto a Carlo Giorda, un alpinista e Istruttore Nazionale di Scialpinismo italiano. La sua figura è ricordata per le imprese alpinistiche compiute su tutto l’arco alpino.
La ferrata è di recente costruzione ed è ben attrezzata. Il cavo, per tutta la lunghezza della ferrata, è protetto da una guaina di gomma che protegge sia il cavo sia i moschettoni. Nei punti più impegnativi sono state poste delle staffe che facilitano la progressione. I punti più impegnativi sono su delle belle placche prima e dopo il ponte tibetano. Quest’ultimo rende la ferrata molto bella e suggestiva. Questa struttura, costruita recentemente, collega il “Pian Risulet” con il “Pian Cestlet”, è lunga 90 metri circa e si inserisce perfettamente nell’insieme della ferrata.
L’itinerario si sviluppa principalmente a nord, perciò bisogna prestare maggiore attenzione nei periodi umidi, dopo abbondanti piogge e soprattutto durante le gelate invernali che potrebbe rendere alcuni punti della ferrata molto pericolosi.
La ferrata è davvero molto bella, ma nello stesso tempo è abbastanza lunga e richiede un po’ di impegno fisico.
La via ferrata ha due vie di fuga: la prima al “Pian Risulet” (640 m) con ritorno al paese di Sant’Ambrogio, la seconda al “U Saut du Cin” (850 m) con ritorno alla frazione San Pietro.
La Ferrata Carlo Giorda è anche un percorso ricco di storia: a metà itinerario incrociamo un vecchio sentiero abbandonato, che conduce al bellissimo ripiano, chiamato nell’antichità dagli abitanti di Sant’Ambrogio ”Pian Cestlet” e dagli abitanti della Chiusa San Michele ”Pian Bue”. Su questo ripiano si trova l’antica chiave di confine tra i comuni scolpita nella roccia. Altra curiosità sono i segni lasciati dallo scorrere del ghiacciaio in questa valle, tra cui dei massi di granito bianco (roccia che non ha niente a che vedere con il serpentino locale), trasportati su questa parete nell’era glaciale.